Lo storico israeliano Ilan Pappé, uno dei massimi studiosi della questione israelo-palestinese, ha pubblicato "La fine di Israele" (Fazi editore), un'analisi provocatoria ma non provocatoria del futuro dello Stato israeliano. Il sottotitolo recita "La fine del sionismo e la pace possibile in Palestina", e secondo Fanpage l'autore analizza come lo Stato israeliano stia andando verso la sua fine nella forma attuale.
Secondo Pappé, quello che sta accadendo costituisce un processo storico di cui dobbiamo prendere atto. Lo Stato israeliano «è visto come uno Stato razzista, alcuni direbbero persino fascista, sicuramente uno Stato molto aggressivo che negli ultimi due anni ha commesso un genocidio», ha dichiarato lo storico.
L'accusa di genocidio e pulizia etnica
Il conflitto del 7 ottobre 2023 ha segnato una svolta significativa nel conflitto palestinese-israeliano, come confermano fonti multiple. L'attacco ha riportato la Palestina al centro delle preoccupazioni internazionali dopo che la guerra in Ucraina l'aveva completamente messa da parte, secondo l'analisi di Pappé.
La situazione attuale a Gaza viene descritta come genocida dai critici delle politiche israeliane, come riporta Il Fatto Quotidiano. «Penso che sia l'inferno in Terra. Non credo che abbiamo mai vissuto un posto simile a Gaza nella storia moderna», ha affermato lo storico.
Secondo Fanpage, il 90% della popolazione di Gaza vive attualmente in tende, con la maggior parte degli ospedali e delle scuole distrutte. Intere città sono state completamente rase al suolo e la popolazione rischia la morte anche solo per comprare pane o medicine.
Il razzismo europeo e l'indifferenza occidentale
Pappé accusa l'Europa di razzismo nella gestione della crisi palestinese. «Non c'è compassione per un bambino palestinese mentre ce n'è per un bambino ucraino», ha dichiarato, sottolineando come «devi essere bianco ed europeo per ottenere la piena compassione».
La comunità internazionale e i governi occidentali sono accusati di complicità nella sofferenza palestinese, secondo quanto riportano multiple fonti. L'atteggiamento dell'Occidente nei confronti di Israele e Gaza solleva questioni fondamentali su cosa sia la giustizia internazionale, secondo l'analisi dello storico.
La questione dei due Stati e la colonizzazione
La soluzione "Due popoli, Due Stati" non è più applicabile secondo Pappé, principalmente per ragioni pratiche. Come evidenzia Fanpage, ci sono 800.000 coloni ebrei in Cisgiordania, alcuni dei quali vivono in grandi città, rendendo impossibile identificare geograficamente dove sarebbe lo Stato palestinese.
In Cisgiordania è in corso principalmente una pulizia etnica, che permette ai coloni ebrei di fare i vigilanti e molestare la popolazione, secondo l'analisi dello storico. L'esercito fa quello che vuole e ogni giorno giovani vengono uccisi, feriti o arrestati.
La trasformazione dell'opinione pubblica
L'opinione pubblica si è spostata significativamente a favore della causa palestinese dal 7 ottobre, come confermano fonti multiple. Come riporta Il Fatto Quotidiano, le voci pro-palestinesi iniziali dopo il 7 ottobre "non arrivavano alle dita di due mani", ma la situazione è cambiata drasticamente.
La lotta palestinese viene inquadrata come la "madre di tutte le battaglie" per i movimenti di giustizia globale, secondo l'analisi riportata da Il Fatto Quotidiano. Questa trasformazione rappresenta un cambiamento fondamentale nella percezione internazionale del conflitto.
Fonti utilizzate: "Fanpage", "Il Fatto Quotidiano"
Nota: Questo articolo è stato modificato con l'aiuto dell'Intelligenza Artificiale.