Le autorità italiane hanno eseguito a Genova un'operazione contro il finanziamento del terrorismo. Le autorità hanno arrestato nove persone con l'accusa di aver finanziato Hamas per circa sette milioni di euro. Le autorità sequestrano beni per otto milioni.
La Digos di Genova ha condotto l'operazione insieme alla Guardia di Finanza. Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Genova ha emesso le ordinanze di custodia cautelare su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo.
Gli indagati e le associazioni
Tra gli arrestati figura Mohammad Mahmoud Ahmad Hannoun, di origine giordana. Gli inquirenti lo indicano come rappresentante legale dell'A.B.S.P.P. (Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese). Un altro arrestato è Khalil Abu Deiah, rappresentante legale di «La Cupola d'Oro» di Milano.
Le indagini hanno colpito tre associazioni nel complesso. L'A.B.S.P.P. nasce nel 1994, mentre qualcuno fonda «La Cupola d'Oro» nel dicembre 2023.
I metodi di finanziamento
Gli indagati trasferiscono i fondi attraverso bonifici bancari e altre modalità. Gli investigatori hanno scoperto un sistema di triangolazione tramite associazioni con sede all'estero.
I destinatari finali erano organizzazioni a Gaza, nei territori palestinesi e in Israele. Lo Stato di Israele ha dichiarato illegali queste associazioni per i loro legami con Hamas.
I destinatari dei fondi
Il denaro avrebbe raggiunto direttamente Osama Alisawi, già ministro del governo di fatto di Hamas a Gaza. Alisawi avrebbe sollecitato ripetutamente il sostegno finanziario.
Altri fondi sarebbero andati a famiglie di persone coinvolte in attentati terroristici contro civili o a parenti di detenuti per reati legati al terrorismo. Gli inquirenti ritengono che questo sostegno abbia rafforzato la strategia terroristica di Hamas.
Le indagini
Gli investigatori avviano l'inchiesta dall'analisi di segnalazioni di operazioni finanziarie sospette. La Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo ha coordinato le investigazioni.
Le autorità italiane hanno collaborato con gli uffici inquirenti dei Paesi Bassi e di altri Paesi dell'Unione Europea per lo scambio di informazioni.
Nota: Questo articolo è stato creato con l'Intelligenza Artificiale (IA).












