L'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) ha presentato il Piano nazionale esiti 2025, che valuta la qualità dell'assistenza ospedaliera italiana nel 2024. Il rapporto identifica 15 ospedali che hanno raggiunto livelli "alto" o "molto alto" in almeno sei delle otto aree cliniche monitorate. Tuttavia, emerge un dato significativo: solo una di queste 15 strutture si trova nel Sud Italia - l'Azienda ospedaliera universitaria Federico II di Napoli.
Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha sottolineato che il Piano nazionale esiti rappresenta «uno strumento di monitoraggio essenziale per comprendere la sanità del presente e programmare quella del futuro e consentire di valorizzare le tante pratiche virtuose esistenti e anche cercare di intervenire sulle criticità».
Due ospedali ai vertici
L'Ospedale di Savigliano in Piemonte e l'Ospedale di Mestre in Veneto hanno ottenuto la valutazione massima in tutte e otto le aree cliniche esaminate. Le altre 13 strutture d'eccellenza sono distribuite principalmente nel Centro-Nord: cinque in Lombardia, tre in Veneto, due in Emilia-Romagna, e una ciascuna in Umbria, Toscana, Marche e Campania.
Lo studio ha valutato 1.117 strutture ospedaliere pubbliche e private attraverso 218 indicatori, analizzando otto ambiti clinici: cardiocircolatorio, nervoso, respiratorio, chirurgia generale, chirurgia oncologica, gravidanza e parto, osteomuscolare e nefrologia.
Miglioramenti significativi in dieci anni
I dati mostrano progressi rilevanti rispetto al 2015. La concentrazione dei casi di tumore della mammella in strutture ad alto volume è passata dal 72% al 90% nel 2024. Anche per altri tumori si registrano aumenti: tumore del colon dal 69% al 73%, prostata dal 63% all'82%, polmone dal 69% all'83%.
I tagli cesarei primari sono diminuiti dal 25% nel 2015 al 22% nel 2024. Le episiotomie si sono drasticamente ridotte dal 24% al 9%. Gli interventi per frattura del femore negli over 65 entro 48 ore sono migliorati dal 52% nel 2020 al 60%.
Il divario Nord-Sud persiste
Secondo i tecnici di Agenas, la qualità delle cure «migliora, ma il sistema rimane segnato da forti diseguaglianze territoriali, e da un divario Nord-Sud (ad esempio, sui volumi per la chirurgia oncologica complessa di pancreas e retto, sulla tempestività di accesso a procedure salvavita e sull'appropriatezza clinica in area materno-infantile)».
Le criticità emergono chiaramente nei dati. Le resezioni pancreatiche in strutture ad alto volume nelle regioni del Sud e nelle Isole raggiungono solo il 28% della casistica, contro il 54% nazionale. Per gli interventi isolati sul retto, la situazione è peggiorata dal 30% al 22%, con «una situazione geografica uniformemente livellata verso standard peggiori di assistenza».
I tagli cesarei primari mostrano «forti differenze Nord-Sud: Nord più vicino agli standard OMS (15%), Sud con valori mediani spesso al di sopra del 25%». Anche l'angioplastica coronarica per infarto miocardico acuto entro 90 minuti presenta «spiccata variabilità territoriale e valori tendenzialmente peggiori al Sud».
Il ministro Schillaci ha riconosciuto i «progressi significativi su più fronti, la concentrazione della casistica complessa in Centri qualificati che garantiscono alti volumi di attività», ma ha ammesso che «non mancano criticità e permane purtroppo il divario tra Nord e Sud». Ha sottolineato che «compito delle istituzioni, soprattutto a livello regionale, è di supportare il management e mettere gli operatori sanitari in condizioni di garantire l'alta qualità e sicurezza».
Nota: Questo articolo è stato creato con l'Intelligenza Artificiale (IA).













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