Il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo Documento programmatico di finanza pubblica, che sostituisce la precedente Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza. Il testo costituisce la cornice della prossima legge di Bilancio e rivede al ribasso le previsioni di crescita per il 2025, riducendola da +0,6% a +0,5%. Anche per il 2026 il PIL crescerà meno del previsto: +0,7% invece dell'iniziale +0,8%.
Sul fronte del deficit arrivano notizie positive. Le nuove stime indicano che l'Italia riuscirà a portare il deficit sotto la soglia del 3% già nel 2025, con un anno di anticipo rispetto al calendario previsto. Questo permetterebbe al paese di uscire dalla procedura di infrazione europea per deficit eccessivo e di ricorrere alla clausola di salvaguardia per gli investimenti in difesa.
Debito pubblico in crescita
Meno rassicurante è invece il quadro sul debito pubblico. Come riporta Il Fatto Quotidiano, Morgan Stanley stima un aumento al 139,7% del PIL nel 2026, rilevando che rispetto a 18 mesi fa il debito non è più in via di stabilizzazione ma su una traiettoria al rialzo. Le precedenti stime ufficiali lo fissavano al 136,6% quest'anno, per poi toccare il 137,6% nel 2026.
Come riporta Il Sole 24 Ore, l'esame parlamentare del documento è previsto per il 9 ottobre. La spesa primaria netta, nuovo parametro di riferimento per Bruxelles, mostra un andamento migliore del previsto con un margine di 8 miliardi. Tuttavia, in base al nuovo Patto di stabilità questi fondi non costituiscono un "tesoretto" spendibile per finanziare la manovra.
Scontro sulle banche
Il governo punta a raccogliere tra 2,5 e 3 miliardi di euro dalle banche attraverso un "contributo straordinario". Come indica Il Fatto Quotidiano, si tratterebbe anche quest'anno di un anticipo di liquidità piuttosto che di un vero prelievo aggiuntivo. La definizione precisa sarà stabilita attraverso una trattativa con gli istituti di credito.
La misura divide profondamente la maggioranza. La Lega ha pubblicato una nota durissima quantificando in 5 miliardi il possibile contributo da destinare all'aumento di stipendi e pensioni, sottolineando che «nei tre anni di nostro governo le banche hanno registrato utili per circa 130 miliardi». Forza Italia respinge invece l'idea stessa di extraprofitto, con Antonio Tajani che ha definito la misura da «partito comunista».
Tagli IRPEF per il ceto medio
Il cuore della manovra sarà un nuovo intervento sull'IRPEF concentrato sul ceto medio. La seconda aliquota, che si applica sui redditi da 28mila a 50mila euro, dovrebbe scendere di due punti percentuali dal 35% al 33%. Come indica Il Fatto Quotidiano, l'ipotesi iniziale di estendere lo scaglione fino a 60mila euro sta perdendo quota perché il costo raddoppierebbe passando da 2,5 a 4-5 miliardi.
È confermata una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali, ma in versione ridimensionata. Tra le ipotesi più accreditate c'è una durata di 8 anni con 96 rate per i debiti di importo minore, rispetto alla proposta originale della Lega di 10 anni e 120 rate. Su questo tema Tajani ha espresso cautela ricordando che «quelli che hanno pagato non possono fare la figura dei fessi».
Fonti utilizzate: "AGI", "Il Fatto Quotidiano", "Il Sole 24 Ore", "Ansa"
Nota: Questo articolo è stato modificato con l'aiuto dell'Intelligenza Artificiale.