Mafiosi al telefono dal carcere di Genova: 31 indagati, smartphone a 500 euro

upday.com 2 godzin temu
Un'inchiesta ha portato all'indagine di 31 persone per traffico illegale di cellulari nelle carceri (Immagine simbolica - Generata da IA) Upday Stock Images

Un'inchiesta sul traffico illegale di cellulari nelle carceri ha portato all'indagine di 31 persone, con 12 sottoposte a perquisizioni. L'operazione "Smartphone" ha scoperto una rete che permetteva a membri della criminalità organizzata di mantenere contatti con l'esterno dal carcere. Tra gli indagati figurano Ottavio Spada, membro di spicco del clan Spada di Ostia, e Giuseppe Prostamo, ex sorvegliante speciale e figlio di Nazzareno Prostamo, boss della cosca 'ndranghetista di San Giovanni Mileto.

Le accuse riguardano l'introduzione e l'uso di telefoni cellulari all'interno degli istituti di pena e la ricettazione, aggravate dal favoreggiamento dell'attività mafiosa. Gli indagati continuavano a scontare condanne per associazione di tipo mafioso, ma riuscivano a comunicare liberamente con l'esterno grazie a mini smartphone introdotti clandestinamente.

Il sistema si basava su diverse strategie. Le famiglie dei detenuti introducevano i micro smartphone durante le visite. Altri detenuti utilizzavano pacchi dei corrieri manipolati per ricevere i dispositivi. I telefoni provenivano da negozi del centro storico di Genova, dove le schede SIM venivano attivate usando nomi di cittadini extracomunitari ignari o alias inventati.

Il ruolo del "spesino"

Jonathan Manuel Espirito Onofre, un cittadino peruviano di 35 anni, ha svolto un ruolo chiave nel traffico. Detenuto nel carcere di Marassi in regime di media sicurezza, lavorava nella manutenzione e come "spesino", cioè distributore di merci acquistate dai detenuti. Questa posizione gli permetteva di muoversi liberamente tra le diverse sezioni del carcere.

Tra il 2020 e il 2021, Onofre ha facilitato la distribuzione di mini telefoni e schede SIM. Gli inquirenti hanno sequestrato almeno 20 schede SIM in suo possesso. La sua libertà di movimento era possibile perché, mentre i boss erano rinchiusi nelle sezioni di alta sicurezza, i criminali di livello inferiore come lui godevano di maggiore mobilità.

Il mercato carcerario

All'interno del carcere di Marassi, ogni telefono veniva venduto tra 400 e 500 euro. Spada utilizzava il suo cellulare per chiamare la madre e la moglie dal carcere. Prostamo, detenuto nel carcere di Padova, contattava parenti e un membro della 'ndrangheta di Brà.

La Direzione investigativa antimafia (Dia) ha condotto l'inchiesta che ha portato alla "bonifica" del carcere di Marassi. L'operazione ha evidenziato le vulnerabilità dei sistemi di sicurezza carcerari e i tentativi persistenti delle organizzazioni criminali di operare dall'interno delle celle.

Nota: Questo articolo è stato creato con l'Intelligenza Artificiale (IA).

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